Juno va in standby
La sonda Juno, dal 27 agosto in orbita attorno a Giove entra in safe mode e ritarda l’ingresso in orbita definitiva, non prima di averci fornito i primi entusiasmanti risultati sul gigante gassoso.
La safe mode è una modalità di sicurezza in cui entrano le sonde nel momento in cui percepiscono che qualcosa non va secondo le aspettative: in questo modo risparmiano energia ed evitino che il problema, se esiste, possa peggiorare finché da Terra non si decide come procedere. Per il 19 ottobre era inoltre previsto un abbassamento dell’orbita da quella alta, di 53 giorni, a quella bassa, di 14 giorni. Questo abbassamento è stato ritardato in attesa di capire per quale ragione la sonda è entrata in safe mode.
Nonostante questo il team di Juno ha pubblicato i primi risultati sul gigante gassoso, ottenuti durante il flyby ravvicinato del 27 agosto scorso (il 19 ottobre era il secondo ed il prossimo è previsto per l’11 dicembre). L’analisi all’infrarosso ha permesso di mappare molti strati dell’atmosfera gioviana, per uno spessore di qualche km. Si tratta di un livello di dettaglio finora mai raggiunto dalle sonde che hanno visitato il gigante gassoso. Quello che si è visto è che la struttura a bande e zone visibile in superficie prosegue anche in profondità, ma cambiando ad ogni livello. Questo ha delle enormi ripercussioni nella comprensione e nella modellizzazione dell’origine e della struttura di Giove, che da sempre è stata uno degli ossi duri dello studio del Sistema Solare.
Altri risultati ottenuti solo dal primo flyby dal team di Juno sono la dimensione e l’intensità dei fenomeni aurorali, molto più intensi del previsto, e l’assenza di strutture di tempesta permanenti ai poli. Ci si aspettava infatti di trovare una qualche somiglianza al polo Nord di Saturno, famoso per la sua tempesta esagonale, ma così non è stato.
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