SN 1987a, 30 anni dopo
Era il 24 febbraio del 1987 quando venne riportata la scoperta di un oggetto molto luminoso nella Grande Nube di Magellano (una galassia molto vicina alla nostra), il quale doveva aver aumentato la sua luminosità di quasi un miliardo di volte rispetto alla precedente notte di osservazione. I telescopi di tutto il mondo furono puntati verso quella regione di cielo, e in breve tempo ci si rese conto che quell’oggetto così luminoso doveva corrispondere a una supernova di tipo core-collapse. Per i non esperti, si tratta della spettacolare, potentissima esplosione di una stella di grande massa giunta alla fine dei suoi giorni. Quando in queste stelle si esaurisce il combustibile che alimenta le reazioni nucleari al loro centro, viene a mancare l’energia necessaria a sostenere la struttura contro la sua stessa gravità: avviene allora un collasso velocissimo, cui segue una esplosione, causata dall’onda d’urto che si genera dall’enorme quantità di energia rilasciata in questo tempo brevissimo. I modelli predicono che durante l’esplosione vengano espulsi una enorme quantità di neutrini, particelle leggerissime e molto poco interagenti con la materia. Effettivamente, in concomitanza dell’evento di supernova in esame si osservò un insolitamente elevato numero di neutrini, indicando che i modelli dovevano essere corretti e fornendo una gran quantità di informazioni sulla fisica di queste elusive particelle.
Sfortunatamente, il telescopio spaziale Hubble non era ancora attivo e quindi si dovette attendere il 1990 per avere una prima immagine dettagliata dell’oggetto, mostrato in figura.
Gli anelli che si osservano sono composti di gas molto caldo e ionizzato; tuttavia, la morfologia non è ancora del tutto stata spiegata. Sembra però plausibile che la simmetria del sistema sia dovuta al fatto che la stella in fin di vita orbitasse intorno ad una compagna molto meno luminosa.