Tiangong-1: chi rompe paga? Le politiche internazionali sui danni spaziali
Ce lo stiamo chiedendo in molti: se la Tiangong-1 dovesse cadere in un centro abitato, chi risarcirà i danni? Esistono degli accordi internazionali in proposito? Per rispondere a tali domande, oggi ospitiamo Emiliano Battisti, esperto di geopolitica e di politiche spaziali, e coordinatore del programma spazio de Il Caffè Geopolitico, nota rivista online del settore.
Emiliano, andiamo subito dritti al punto: a livello intuitivo sembra quasi scontato che “chi rompe paga”, ma esistono effettivamente dei trattati internazionali che regolino situazioni come quella che potenzialmente si potrebbe originare a causa del decadimento orbitale della Tiangong-1?
Il caso del laboratorio spaziale cinese Tiangong-1 in fase di decadimento orbitale incontrollato evidenzia un caso molto particolare nel diritto internazionale. In questo ambito infatti, esiste un solo caso di responsabilità oggettiva per gli Stati ed è quello per danni causati da oggetti spaziali. Ci sono due trattati che regolano la materia. Uno è il Trattato sui Principi che Governano le Attività degli Stati nell’Esplorazione ed Uso dello Spazio Extra-atmosferico, Inclusi la Luna e gli altri Corpi Celesti, il primo trattato sullo spazio firmato nel 1967 e ratificato dalla maggioranza dei Paesi aderenti alle Nazioni Unite. Secondo l’articolo 7 di questo accordo, ogni Stato parte che lancia e procura il lancio di un oggetto spaziale e ogni Stato che permette l’utilizzo di proprie infrastrutture per effettuare il lancio dell’oggetto è responsabile a livello internazionale per i danni eventualmente causati da tale oggetto nello spazio extra-atmosferico, nello spazio aereo e sulla superficie terrestre a un altro Stato parte, alle sue persone giuridiche e/o fisiche.
Quindi i trattati sembrano abbastanza chiari in proposito, ossia il proprietario dell’oggetto spaziale risarcisce chi viene danneggiato. Ma non esiste alcuna eccezione a questa regola? Se ad esempio il decadimento orbitale fosse causato intenzionalmente, ad esempio per scopi militari, da un’altra nazione?
Esiste un trattato maggiormente specifico chiamato Convenzione sulla responsabilità internazionale derivante da danni causati da oggetti spaziali, firmato nel 1971. Questo accordo regola in maniera più dettagliata anche rari casi di esclusione della responsabilità, ad esempio che i danni dall’oggetto spaziale siano subiti dallo Stato che l’ha lanciato, ne ha procurato il lancio o ha messo a disposizione le proprie infrastrutture per il lancio, oppure nel caso in cui l’oggetto che ha provocato i danni a un Paese sia stato messo fuori uso appositamente da una terza parte per causare i suddetti danni. Lo Stato il cui oggetto ha causato danneggiamenti è tenuto a risarcire il Paese “vittima” con la relativa moneta corrente tranne il caso di accordo su diversi tipi di compensazioni.
E quindi, per tornare al caso Tiangong-1, come si applicano questi regolamenti internazionali? Rientra nel caso di qualche eccezione?
In caso il Tiangong-1 cada su una zona abitata e provochi danni a persone e/o cose non si applicherebbero le clausole scusanti e la Cina, che ha ratificato entrambi i trattati, sarebbe oggettivamente responsabile.
Rientro del Tiangong-1: facciamo chiarezza, su Il Caffè Geopolitico
Emiliano Battisti è nato a Roma nel 1986 e ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche e quella specialistica in Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli. Dopo due esperienze in Ambasciate come stagista (presso quella italiana a Washington e presso quella statunitense a Roma) ha collaborato con l’Istituto Affari Internazionali a Roma e con il Centro Militare di Studi Strategici. Ha un Master in Istituzioni e Politiche Spaziali e uno in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo. Scrive per Il Caffè Geopolitico dal settembre 2013 iniziando con Miscela Strategica dove si occupa di spazio, difesa antimissile e velivoli militari. Inoltre, analizza i teatri di crisi internazionale, con focus particolare sulla Libia. Attualmente è responsabile dell’Ufficio Stampa e del coordinamento dei Social Media de Il Caffè, oltre ad aver creato il desk spaziale AstroCaffè.