Il complottismo deve essere tollerato?
È da tempo ormai che lo spirito di George Orwell imperversa fra la popolazione instillando dubbi e paranoie sulla popolazione. Stiamo vivendo in un’epoca dove la scienza ufficiale viene smentita dai personaggi più bizzarri, da santoni che si ergono come protettori del genere umano e che semplificano argomentazioni astruse in modi impensabili.
Pensiamo sempre che tutto questo non sia tollerabile per due ragioni: la prima è che è un disonore che la scienza ufficiale venga “smentita” da personaggi che di scienza sanno ben poco, la seconda è che temi come i vaccini possono portare a danni irreparabili.
Tuttavia, il complottismo è una di quelle cose che deve avere un grado di tollerabilità e ora spieghiamo subito il perché e andiamo dritti al punto.
Già agli inizi del XX secolo abbiamo i primi tentativi di teorie del complotto da parte di un personaggio chiamato Rudolf Steiner, che sosteneva l’esistenza di confraternite occulte tendenti a imporre un imperialismo economico.
Il termine “teoria del complotto” iniziò a diffondersi dopo l’omicidio Kennedy per poi accentuarsi dopo l’11 Settembre.
Oggi conosciamo tutti quali sono i campi delle teorie del complotto, dai vaccini alle scie chimiche, dall’esplorazione spaziale ai rettiliani.
Ma che cosa spinge i complottisti a pensarla in questo modo?
Qui entriamo nell’ambito della psicologia e per forza di causa maggiore dobbiamo parlare di bias di conferma, e cioè di un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate.
A tal proposito Umberto Eco scrive:
“La psicologia del complotto nasce dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle. Si pensi alla teoria del Grande Vecchio dopo il rapimento Moro: com’è possibile, ci si chiedeva, che dei trentenni abbiano potuto concepire un’azione così perfetta? Ci deve essere dietro un Cervello più avveduto. Senza pensare che in quel momento altri trentenni dirigevano aziende, guidavano jumbo jet o inventavano nuovi dispositivi elettronici, e dunque il problema non era come mai dei trentenni fossero stati capaci di rapire Moro in via Fani, ma che quei trentenni erano figli di chi favoleggiava del Grande Vecchio.”
Quindi che lo si voglia oppure no, tutti possiamo essere vittime della sindrome del complotto in un modo o nell’altro. In fondo si tratta “solo” di processi mentali che però possono essere superati.
Detto questo possiamo pensare che il complottismo possa essere tollerato nei limiti: possiamo tollerare il complottismo “spaziale”, quello che dubita delle missioni spaziali, d’altronde non fa male a nessuno, ma non possiamo tollerare il complottismo sulla medicina ufficiale perché sappiamo bene che cosa potrebbe capitare se un giorno le persone decidessero di non vaccinarsi.