I nuovi dati della CMB di Planck
L’ESA ha pubblicato una versione aggiornata dei dati di Planck sulla Radiazione Cosmica di Fondo. Questa mappa, simile a quella pubblicata per la prima nel 2013, mostra la struttura dell’Universo primordiale, fornendo informazioni sulla sua origine ed evoluzione.
Il modo migliore per comprendere la struttura e l’evoluzione dell’Universo è quello di osservarlo nelle microonde. Nelle primissime fasi di vita dell’Universo l’annichilazione tra materia ed antimateria ha fornito una grande quantità di energia sotto forma di fotoni, che restavano però intrappolati nella materia a causa dell’elevata densità e temperatura in questa fase dell’evoluzione. Mano mano che l’espansione procedeva, tuttavia, l’Universo si diradava e raffreddava. Da un certo momento in poi, esso si era così diradato da diventare trasparente ai fotoni che, liberandosi, hanno iniziato a vagare nell’universo, raffreddandosi fino all’attuale temperatura di 2,725 K (circa -270°C). Questi fotoni ci raccontano quindi la storia di quei primi momenti di vita dell’Universo e sono quindi una sorgente preziosissima per lo studio della Cosmologia.
Non a caso, nel 2009 l’ESA ha lanciato il satellite Planck, proprio con l’idea di creare una mappa della Radiazione Cosmica di Fondo (CMB) per comprende meglio la struttura e la complessità dell’Universo attuale e primordiale. Ciò che si può effettivamente vedere in queste mappe sono le piccole differenze della temperatura della CMB tra i diversi punti del cielo, dette anisotropie della CMB.
Tutti i modelli cosmologici sono basati sulla Relatività Generale, ma ci sono almeno due componenti dell’Universo che non sono ancora ben comprese nei modelli attuali. Innanzitutto, la materia oscura fredda, che non interagisce con la luce ed interagisce solo gravitazionalmente con la materia ordinaria, quella con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni. L’altra componente è detta energia oscura, ed è qualcosa che ancora non conosciamo e che fornisce una forza repulsiva in grado di guidare l’attuale espansione dell’Universo. Si tratta di argomenti cruciali nella nostra conoscenza del cosmo, e la nuova mappa, che presenta la versione “finale” dei dati di Planck, potrebbe essere un tassello determinante per comprenderli più a fondo.