Ammasso o Galassia?
Il protagonista della foto è Omega Centauri (NGC 5139). Ad una prima occhiata può sembrare una stella, dalla luce soffusa, poco definita, ma pur sempre una stella. Eppure, vedendola un po’ più da vicino si mostra per la sua vera natura: Omega Centauri è un ammasso stellare globulare di circa 10 milioni di stelle. Si tratta di un ammasso esemplare, con una forma quasi perfettamente sferica ed un’altissima densità stellare al centro.
Come tutti gli ammassi globulari, è privo di gas e polveri e le sue stelle sono antiche e povere di metalli pesanti. Tali caratteristiche ci danno già alcune informazioni per aiutarci a costruirne un identikit: la scarsità di gas e polveri è legata al fatto che questi materiali sono già stati utilizzati per la formazione stellare e non sarà quindi possibile costruire nuove stelle all’interno dell’ammasso; la scarsità di elementi pesanti invece testimonia proprio l’antichità di tali stelle: gli elementi pesanti si formano infatti attraverso la fusione stellare e attraverso processi catastrofici come le supernovae, entrambi fenomeni che richiedono una successione di generazioni stellari.
Tuttavia in Omega Cen c’è qualcosa di strano: non tutte le stelle hanno composizione chimica simile e non tutte hanno la stessa età, cosa che in genere avviene all’interno degli ammassi globulari. Omega Centauri si trova nella costellazione del Centauro, a 15 800 anni luce di distanza da noi, non troppo distante dal nostro piano galattico, e per risolvere l’enigma alcuni astronomi hanno ipotizzato che in realtà non si tratti affatto di un ammasso globulare, ma bensì di una galassia nana compattata in seguito alla collisione della Via Lattea. Si tratta in effetti di un ammasso straordinariamente brillante e grande, con 150 anni luce di diametro ed una massa totale di circa 4 milioni di masse solari.
Ad occhio nudo Omega Cen appare come una stella di magnitudine 3, ma già in un binocolo si mostra la sua vera natura. Avendo una declinazione di -47°, può essere osservata agevolmente solo al di sotto dei 40° di latitudine.
La fotografia in copertina è stata scattata dal Cile, durante una visita all’osservatorio La Silla di Wouter van Reeven, ingegnere ESA intento a fotografare l’eclissi totale di luglio. La foto è una combinazione di 8 immagini con 10 secondi di tempo di esposizione, sette di 30 secondi ed altre sette di 60 secondi, ottenute usando uno SkyWatcher Esprit 80ED ed una Canon EOS 200D.
Fonte: ESA Space in Images