Chang’e-4 e la radioastronomia oltre la Luna
Il satellite della missione cinese Chang’e-4 entra in una nuova fase di missione, puntando i suoi strumenti radio verso l’universo.
La potenza spaziale cinese è in rapida crescita, ed il suo programma spaziale è già costellato di record. In particolare, la missione lunare Chang’e-4 di primati ne ha già segnati tre: è stata la prima missione a far muovere un rover (lo Yutu-2) sulla faccia nascosta della Luna, la prima a far crescere una pianta in ambiente artificiale sulla superficie lunare, ed ora è anche la prima ad avere un radiotelescopio sull’altro lato della Luna.
Gli strumenti situati sulla faccia nascosta non potrebbero comunicare con il comando di missione a Terra, perché il corpo stesso della Luna si interpone tra le antenne impedendo la comunicazione. Si è reso quindi necessario l’utilizzo di un relay, un satellite che, orbitando attorno alla Luna, fa da tramite tra gli strumenti al suolo e la Terra. Si chiama Queqiao, ed orbita attorno al nostro satellite fin dall’inizio della missione.
Per svolgere questa comunicazione, su Queqiao si trova uno strumento nato da una collaborazione con l’istituto olandese per la radioastronomia che si chiama Netherlands-China Low Frequency Explorer (NCLE). Sono tre antenne da 5 metri sensibili alle frequenze radio tra 80 kHz e 80 MHz.
Finora NCLE ha svolto la sola funzione di relay, ma di recente è iniziata una nuova fase di missione per questo strumento, e le antenne sono state puntate verso lo spazio per studiarne la radiazione alle frequenze radio. Per la stessa ragione per cui è difficile comunicare con l’altro lato della Luna, raccogliere dati alle frequenze radio da quelle parti è infatti un’ottima idea, perché il nostro satellite scherma la maggior parte delle possibili interferenze radio provenienti dalla Terra.
Un probabile obiettivo di questo strumento è lo studio del segnale a 21 centimetri, un segnale radio emesso dagli atomi di idrogeno (i più comuni nel cosmo) che permette di studiare l’universo su larga scala, grazie alla sua proprietà di essere trasmesso attraverso le nubi di polvere galattica.