Meteoriti superconduttrici e dove trovarle
Per la prima volta dei materiali superconduttori sono stati trovati all’interno di meteoriti. La scoperta di un gruppo di ricercatori dell’università di San Diego.
A vederle sembrano solo brutte rocce bitorzolute come tante, ma dalle meteoriti c’è sempre qualcosa da imparare. Quelle rocce che ci piovono in testa ci possono spesso raccontare storie che quelle su cui poggiamo i piedi non posso raccontarci. A volte ci raccontano storie che provengono dalle prime fasi di evoluzione del Sistema Solare, a volte addirittura si spingono ancora in epoche più remote o provengono da altri sistemi planetari.
La superconduttività è una proprietà fisica di alcuni che materiali che in particolari condizioni possono condurre molta più corrente elettrica di quanta ne potrebbero condurre in condizioni normali. Qualunque materiale presenta un qualche tipo di resistenza al passaggio di corrente, come le chiuse di una diga in cui la portata del fiume è costretta a ridursi e la sua energia ad attenuarsi. Quando entra in gioco la superconduzione, cosa che avviene se si porta il materiale al di sotto di una temperatura critica, la diga sparisce del tutto e la corrente è libera di muoversi senza resistenze.
Sulla Terra i materiali superconduttori raramente esistono al di fuori dei laboratori ma nell’ambiente interplanetario la faccenda può essere ben diversa, gli eventi fortemente energetici che avvengono da quelle parti possono indurre la superconduzione. Per questa ragione le meteoriti possono essere delle buone candidate per cercare materiali di questo tipo.
Finora qualunque ricerca era stata un buco nell’acqua, frammenti superconduttori non erano stati trovati. Ma nel nuovo studio dell’università di San Diego, i ricercatori hanno analizzato i frammenti di 15 diverse meteoriti, trovandone le tracce in ben due frammenti: una nella meteorite di Mundrabilla, scoperta in Australia nel 1911; l’altra in una meteorite antartica classificata come GRA 9205.
Questi grani superconduttori sono estremamente piccoli, composti di piombo, stagno e indio ma la loro stessa presenza in un campionario di soli 15 frammenti lascia sospettare che l’ambiente interplanetario sia ben più ricco di materiali superconduttori di quanto si pensasse, e che tali proprietà potrebbero avere un ruolo nei processi di formazione dei corpi planetari.
Fonte: PNAS