Come Albert Einstein vedeva il Mondo
Nel libro “Il Mondo come io lo vedo” non si parla di fisica né di Relatività Generale, ma della visione di Albert Einstein riguardo il Mondo, la religione e i rapporti tra individuo e società.
Albert Einstein nacque il 14 Marzo 1879 a Ulm in una famiglia ebraica. Passò la sua infanzia a Monaco di Baviera, luogo in cui il padre possedeva una piccola industria elettrica. Albert non amava la scuola: si racconta che nell’imparare a leggere e a scrivere fece molta fatica, il suo interesse per la scienza sbocciò quando il padre gli regalò una bussola, a soli quattro anni. Successivamente nella vita del giovane entrarono le lezioni di algebra dello zio e le letture di libri di divulgazione scientifica.
Oggi tutti sanno i contributi che Albert Einstein ha portato nelle nostre vite. Nel 1905 pubblicò le sue idee riguardo a tre temi fondamentali: la teoria del movimento di particelle sospese in un fluido, la teoria della relatività ristretta e la teoria dei fotoni. Questi articoli gli permisero di ottenere nel 1909 la cattedra di fisica a Zurigo. La sua più grande scoperta, però sarà pubblicata nel 1916, si tratta appunto della Teoria della Relatività Generale. In un primo momento il suo lavoro venne contestato dal mondo scientifico e anche dopo aver vinto il Nobel, per la scoperta dell’effetto fotoelettrico, molti discutevano riguardo la Relatività Generale.
Il mondo come lo vedeva Einstein
Ne Il Mondo come io lo vedo, Albert Einstein si toglie le vesti di scienziato e indossa quelle del filosofo interessato al suo tempo e alle vicende che lo riguardano. Le sue idee nel trattare alcuni temi – come l’individuo, la società, la religione – sono molto influenzate dal pensiero di Baruch De Spinoza, uno dei più grandi filosofi moderni.
Religione e Scienza
Einstein si lascia alle spalle le credenze di un Dio personale, cioè quell’essere perfetto fatto a immagine dell’ uomo che interviene nelle vicende della vita: la sua è una “religione cosmica”, una fede che cerca di spiegare i fenomeni che accadono con l’utilizzo della razionalità, spogliata da quei dogmi che contraddistinguono le religioni.
Nel testo porta esempi di Eretici, i quali secondo Einstein sono i credenti per eccellenza, che grazie al loro amore per la ricerca hanno fatto avanzare la civiltà umana. In una lezione tenuta a Oxford egli sosteneva che i principi e i concetti scientifici “sono creazioni libere dello spirito umano“. La cosa meravigliosa è che dopo la pubblicazione della Teoria della Relatività Generale, un rabbino disse ai giovani di stare attenti alle idee di Albert e quando gli domandò se credesse in Dio il fisico gli rispose: “Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia di tutte le cose, non in un Dio che si interessa del destino e delle azioni degli uomini.”
“Un contemporaneo ha detto, non ingiustamente, che in questa nostra epoca materialista i seri scienziati sono le uniche persone profondamente religiose.”
La lettera Einstein-Szilard e l’idea dell’uomo
La storia durante il periodo della seconda guerra mondiale ci ha insegnato fino a dove la brutalità umana possa arrivare. Le vicende che si sono succedute e i personaggi che vi hanno partecipato sono impresse nella memoria delle persone. Il mattino del 6 agosto del 1945, sul finire del conflitto, Hiroshima e Nagasaki vennero bombardate con due attacchi nucleari. Pochi anni prima Albert Einstein, che nel frattempo era volato negli Stati Uniti, informò il presidente Roosevelt sugli studi che la Germania stava facendo sulla fissione nucleare per la produzione di armi atomiche.
La lettera Einstein-Szilard incitava gli Stati Uniti a muoversi su quel fronte. Pochi anni più tardi Albert si pentirà di quello che aveva fatto, e nell’opera ci mostra la sua visione riguardo l’individuo e la società.
Nel trattare questi argomenti ritorna prepotentemente l’etica di Spinoza, forse il suo filosofo preferito. Einstein inizia ad analizzare la storia e nota che è solo l’individuo portatore di creatività, ad esempio nel rinascimento furono i singoli a portare innovazioni e scoperte. Nel suo tempo infatti egli sottolinea proprio la mancanza dell’individuo: non bisogna intendere il singolo, chiuso all’interno di sé, ma prendere ad esempio l’idea dello scienziato puro, attento sempre a usare la ragione quando esiste un problema e quindi consapevole di essere membro di una società.
“Solo l’individuo può pensare e quindi creare nuovi valori per la società […] Senza personalità creative, che pensano e giudicano indipendentemente, il progresso della società è impensabile quanto lo sviluppo della personalità individuale senza il terreno fertile della comunità.”